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31 cm 207 cm

33 cm 338 cm

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QUADRI E DIPINTI ANTICHI

 

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In questa sezione si possono trovare tutte le opere di pittura antica disponibili nel nostro catalogo online. Un’ampia e raffinata selezione che comprende paesaggi, nature morte, ritratti, volti, soggetti sacri, scorci e vedute con cui poter arricchire ogni ambiente della tua casa.

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Dipinto Madonna con il Bambino
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Dipinto Madonna con il Bambino

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Dipinto Madonna con il Bambino

Olio su tela. Si tratta di una copia da dipinto di Antony Van Dick (1599 -1641), che realizzò tale soggetto in tre versioni, durante il suo soggiorno in Italia – tra il 1621 e il 1625, che vennero in seguito ampiamente copiate. La composizione delle due figure è fedele all'originale, con la contrapposizione dello sguardo di Maria che si rivolge addolorato verso il cielo, pensando al destino del Figlio, contro quello determinato e sicuro del Bambino, che si rivolge all'esterno della composizione. Manca rispetto all'originale l' imponente colonna nello sfondo, qui monocromo. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Cristo coronato di Spine
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ARARPI0262391
Dipinto Cristo coronato di Spine

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Dipinto Cristo coronato di Spine

Olio su tela. Il Cristo, seduto nella prigione, con indosso il mantello rosso e una canna tra le mani, riceve anche la corona di spine, a completare i simboli di dileggio della sua dichiarata regalità, motivo della sua condanna a morte. La scena presenta figure movimentate e ben definite; il Cristo centrale, sofferente e rassegnato nell'espressione del viso, è illuminato dalla luce che entra dall'apertura nella parete rocciosa, mentre i due soldati gli fanno da contorno. Il dipinto in prima tela, è inscritto in tre elementi lignei tortili, scolpiti a motivi fogliacei e dorati.

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La Continenza di Scipione
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ARARPI0135940
La Continenza di Scipione

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La Continenza di Scipione

Olio su tavola. Scuola nord-europea del XVII secolo. La scena raffigura un episodio della vita di Scipione narrato da Tito Livio e da Valerio Massimo. Publio Cornelio Scipione, poi noto come Scipione l'Africano, nel 209 a.C. durante la campagna di Spagna, dopo la presa di Cartagena ricevette come omaggio personale una bellissima vergine, che si trovava nel gruppo degli ostaggi. Ma egli, ascoltando le suppliche della sua famiglia, la rispettò rimandandola ai genitori e al fidanzato, con l'unica raccomandazione che il suo promesso sposo si adoperasse per la pace tra Roma e Cartagine. Nella raffigurazione Scipione è al centro, seduto sul suo trono, e si rivolge a sinistra, ai genitori supplici della fanciulla, mentre con un gesto clemente, indica loro di riprendersi la figlia, in piedi a destra, affiancata dal fidanzato. All'intorno , soldati e seguaci del re. La scena è ricca di figure, luminosa e colorata, e sottolinea la positività del re, personaggio centrale e potente, ma capace di mitezza e clemenza. Il dipinto, restaurato, è stato rinforzato al retro con listelli lignei. E' presentato in cornice in stile.

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Louis Dorigny attribuibile a
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Louis Dorigny attribuibile a

Erminia tra i Pastori

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Louis Dorigny attribuibile a

Erminia tra i Pastori

Olio su tela. La grande tela racconta un episodio tratto dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, in cui la giovane Erminia, principessa d'Antiochia segretamente innamorata di Tancredi, assiste al ferimento in duello dell'amato. Spinta dall'amore indossa quindi le armi della guerriera Clorinda, sua intima amica, e di notte esce per raggiungere l'amato Tancredi e curarlo. Ma al campo cristiano un raggio di luce lunare la illumina e, scambiata per Clorinda dalle sentinelle, è costretta ad una fuga precipitosa: capita così in un villaggio abitato da pastori che vivono lontani dalla guerra in uno spazio idilliaco, dove chiede e ottiene di essere ospitata per qualche tempo nella speranza (vana) di dimenticare il suo amore infelice. L'opera, già attribuito a Carlo Loth, è piuttosto rimandabile alla produzione di Louis Dorigny, il pittore parigino che visse a lungo in Italia, a Roma, a Venezia e infine definitivamente a Verona, ove ottenne numerose commesse da veronesi ma anche da committenti veneti e lombardi, estendendo la sua attività di affrescatore da Bergamo sino a Udine. A Verona fin dall'inizio del secolo, le preferenze in campo pittorico andavano verso un linguaggio classicistico complesso nella composizione, ma pacato ed elegante, anche nelle grandi opere decorative. A questa pittura si uniforma il Dorigny, che in questa tela coniuga l'equilibrato classicismo di Simon Vouet (di cui era nipote) con i chiaroscuri appresi a Roma e la pacata eleganza veneta. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Natura Morta con Fiori Uva e Funghi
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Natura Morta con Fiori Uva e Funghi

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Natura Morta con Fiori Uva e Funghi

Olio su tela. Scuola lombarda di fine '600-inizio '700. La ricca composizione propone un grande mazzo di fiori variopinti in un vaso sbalzato, vicino a un ciotola piena di funghi porcini e ad un grappolo d'uva: con diverse intensità di colore, i vari elementi naturalistici emergono dallo sfondo completamente scuro, creando effetti di luci ed ombre. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Dipinto Festa di Paese
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Dipinto Festa di Paese

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Dipinto Festa di Paese

Olio su tela. Scuola fiamminga del XVIII secolo. Vivace e movimentata scena, che raffigura una festa popolare nel paese: un gruppo di uomini e donne davanti alla locanda del paese, riconoscibile dall'insegna, danza accompagnato dai musicanti sulla sinistra, mentre la gente all'intorno osserva, beve, chiacchiera. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice dorata in stile.

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Dipinto Scena Galante all'Aperto
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Dipinto Scena Galante all'Aperto

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Dipinto Scena Galante all'Aperto

Olio su tela. Scuola francese del XVIII secolo. La scena raffigura il momento in cui una elegante giovane donna giunge sul luogo di una festa all'aperto: sta scendendo dal suo cocchio da campagna, trainato da cani, aiutata galantemente da un giovane signore. Intorno a lei la cameriera, ancora sul cocchio, a regger l'ombrellino parasole, le altre fanciulle del suo seguito e la locandiera che accolgono la signora, e si accingono ad allestire il banchetto con le vivande contenute nel paniere. I colori accesi dei personaggi vivacizzano l'ambiente rurale, mentre l'abito bianco della protagonista spicca e illumina la scena. Il dipinto, in prima tela, presenta tracce di restauro e piccole cadute di colore. E' presentato in cornice di inizio '900.

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Natura Morta con Fiori Frutta e Cardellino
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Natura Morta con Fiori Frutta e Cardellino

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Natura Morta con Fiori Frutta e Cardellino

Olio su tela. Nella bella composizione si vedono, appoggiati su una credenza di legno intarsiato, un cestino colmo di ciliegie, di cui alcune sparse sul piano, e un piatto colmo di ribes rosso, frammisti a foglie e a qualche fiorellino di ciliegio. Sul manico del cesto è appoggiato un cardellino; a incorniciare la composizione, sulla destra un grande mazzo di fiori variopinti in vaso, sulla sinistra un tendaggio rosso. Spiccano i colori vivaci dei frutti, dei fiori e della tenda, mentre il mobile d'appoggio si confonde con lo sfondo scuro, così come l'uccellino, distinguibile dallo sfondo scuro solo per il piumaggio bianco sulle ali e il contorno rosso degli occhietti. L'opera rientra nell' ampia produzione emiliana del XVII secolo di tale tipologia di soggetto, altamente decorativa. Il dipinto, restaurato e ritelato, presenta un cretto marcato e cadute di colore lungo i bordi.

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Natura Morta con Fiori Frutta e Zucche
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Natura Morta con Fiori Frutta e Zucche

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Natura Morta con Fiori Frutta e Zucche

Olio su tela. Scuola lombarda di fine '600-inizio '700. La ricca composizione propone un grande mazzo di fiori variopinti in un vaso sbalzato, vicino a due grosse zucche e a frutta mista (uva e pesche): con diverse intensità di colore, i vari elementi naturalistici emergono dallo sfondo completamente scuro, creando effetti di luci ed ombre. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Dipinto Ritratto maschile
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ARARPI0262379
Dipinto Ritratto maschile

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Dipinto Ritratto maschile

Olio su tela. E' il ritratto di un uomo in armatura, accompagnato dalla scritta in alto a destra "Paulus Maria Castellanus L.T. Gare". La parola Castellanus potrebbe essere il cognome, molto diffuso e identificante l'abitante di un castello, non necessariamente il signore ma un membro della famiglia. Il dipinto è presentato in cornice antica.

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Grande Dipinto a Soggetto Mitologico
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Grande Dipinto a Soggetto Mitologico

La Favola di Apollo e Marsia

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Grande Dipinto a Soggetto Mitologico

La Favola di Apollo e Marsia

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII secolo. La grande tela deriva da un'incisione del 1562 ad opera del veneziano Giulio Sanuto, che riprendeva fedelmente l'opera omonima del Bronzino (1503-1572), attualmente conservata all'Hermitage; rispetto all'originale, l'incisione aggiunse il gruppo di Muse e modificò lo sfondo paesaggistico introducendo gli scorci dei paesi. L'opera è suddivisa in quattro scene, che vanno lette da destra verso sinistra. Nella prima scena è raffigurata la contesa musicale tra Apollo e il sileno Marsia, che suonava il flauto talmente bene da essere ritenuto superiore allo stesso dio; i due contendenti si stanno esibendo, il dio con la lira e il sileno con il flauto addirittura capovolto (per aumentare la difficoltà dell'impresa), davanti al re Mida e alla dea Minerva, riconoscibile dai suoi attributi, l'elmo, la lancia e lo scudo. Nella seconda scena Apollo è intento a scorticare Marsia, per punirlo dell'aver vinto la gara musicale; appoggiati per terra di fianco a lui, il suo mantello e la lira. Nella terza scena, è Re Mida ad esser punito dal dio per avergli preferito Marsia: Apollo sta infilando le orecchie d'asino a Mida, mentre Minerva assiste. Infine la quarta scena, in primo piano a sinistra, è caratterizzata da una figura particolare, identificata nel fedele servitore e barbiere del re: poichè Mida gli aveva ordinato di mantenere il segreto sulle sue orecchie d'asino, non potendo sfogarsi altrimenti, egli scavò una buca nel terreno e urlò lì dentro il suo segreto; in quel luogo però, la leggenda vuole che crebbe un cespuglio di canne che con il vento sussurravano "Re mida ha le orecchie d'asino", rivelando così il temuto segreto. Il dipinto è stato precedentemente restaurato e ritelato, ma necessita attualmente di eventuale ulteriore ripresa del colore. Sul retro a matita è presente una vecchia attribuzione alla scuola ferrarese ("Ercole da Ferrara"). E' presentato in cornice in stile di fine '800.

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Paesaggio con San Gerolamo penitente
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Paesaggio con San Gerolamo penitente

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Paesaggio con San Gerolamo penitente

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII-XVIII secolo. In un ampio paesaggio collinare piuttosto brullo, che si allarga sfumando sulla destra, si inserisce un alto roccione, conformato ad arco, sotto il quale vi è San Gerolamo penitente, raffigurato in atto di preghiera e di adorazione della Croce. Conformemente ai canoni della pittura del XVII-XVIII secolo, la figura del Santo, adeguata all'iconografia nelle vesti e nell'atteggiamento, è però inserita in un paesaggio poco consono, vicino a quello del pittore che si rifaceva alla realtà paesaggistica a lui nota. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Il Sacrificio di Ifigenia
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Dipinto Il Sacrificio di Ifigenia

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Dipinto Il Sacrificio di Ifigenia

Olio su tela. Scuola romana del XVII secolo. Il cruento episodio del sacrificio di Ifigenia, raccontato anche nell'Iliade, prende origine dall' ira di Artemide, dea della caccia, che offesa con Agamennone per le sue vanterie di cacciatore, impedisce alla flotta greca di salpare alla volta di Troia; l'indovino Calcante allora profetizza che si potrà placare 'ira della dea solo sacrificandole la figlia minore dello stesso re Agamennone, Ifigenia, e così avviene. Al centro della scena è raffigurata la fanciulla prostrata ai piedi dell'ara sacrificale, mentre viene preparata dai sacerdoti secondo i rituali; nell'angolo a sinistra si intravvedono il padre Agamennone (con la corona abbandonata ai suoi piedi) con la madre Clitennestra che, disperati, non osano guardare. In alto, assiste alla scena la dea Artemide, riconoscibile dalla luna sulla chioma, dall'arco che tiene in mano e da un cervo, suo animale simbolico, ai piedi del baldacchino: secondo una versione meno violenta del mito, al momento del sacrificio Ifigenia viene sostituita da Artemide con una cerva, come potrebbe indicare la presenza dell'animale in questa rappresentazione. L'opera qui presentata deriva dal dipinto di Pietro Testa, pubblicata tra il 1640 e il 1642 (oggi presso la Galleria Spada a Roma) e dalle sue incisioni: da esso viene ripresa tutta la composizione delle figure, sebbene modificate negli abiti, nei colori e in diversi particolari. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900, coeva al restauro.

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Dipinto Venere nella Fucina di Vulcano
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ARARPI0262152
Dipinto Venere nella Fucina di Vulcano

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Dipinto Venere nella Fucina di Vulcano

Olio su tela. Scuola romana del XVII secolo. Nella mitologia classica, la dea Venere sposa di Vulcano, gli fece forgiare le armi per il figlio Enea. Nella scena, ambientata nella grotta ove è collocata la fucina, Vulcano sta infatti forgiando sull' incudine un'armatura, con l'aiuto dei suoi assistenti, mentre Venere, accompagnata dal fido Cupido, arriva a verificare il lavoro. Allo stesso dio Vulcano anche Teti, la ninfa marina madre di Achille, commissionò le armi per il figlio, per proteggerlo durante la guerra di Troia. Restaurato e ritelato, il dipinto presenta una caduta di colore in alto a destra. E' presentato in cornice di inizio '900, coeva al restauro.

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Dipinto Ritratto maschile
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ARARPI0262380
Dipinto Ritratto maschile

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Dipinto Ritratto maschile

Olio su tela. Il ritratto di un gentiluomo è accompagnata dalla scritta in alto a sinistra "Paulus Castellanus Sanator". La parola Castellanus potrebbe essere il cognome, molto diffuso e identificante l'abitante di un castello, non necessariamente il signore ma un membro della famiglia. Il termine Sanator identifica l'uomo come un guaritore, il medico della famiglia. Il dipnto è presentato in cornice antica.

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Dipinto Susanna e i Vecchioni
ARARPI0262378
Dipinto Susanna e i Vecchioni

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Dipinto Susanna e i Vecchioni

Olio su tela. Il soggetto raffigurato racconta un episodio biblico dell'antico testamento: Susanna, la sposa bella e casta di Ioachim, ricco ebreo, viene insidiata da due anziani giudici del popolo mentre si concede un bagno nel suo giardino. Tale episodio è stato ampiamente riprodotto nell'arte, come occasione di esaltazione della bellezza femminile e condanna della voluttà peccaminosa. Nella scena la figura femminile di Susanna, discinta, siede in primo piano a sinistra, sulla balaustra di una fontana zampillante del giardino, intenta ad immergersi, ma indicando con la mano i due vecchioni sulla destra, che nascosti dietro un cespuglio la spiano. Insolita nella scena è la figura dell'altra donna, probabilmente un'ancella di Susanna, anch'essa discinta, probabilmente introdotta ad ulteriore esaltazione della nudità femminile. Di sfondo compare il giardino della villa, caratterizzato da aiuole fiorite simmetriche e regolari. Peculiare anche la presenza, in lontananza dietro il capo di Susanna, di tre figurine stilizzate, che sembrano correre verso di lei, forse per avvertirla del pericolo. L'opera, in prima tela, presenta una lieve rottura in alto a sinistra, e puntiformi macchie di vernice. E' presentata in cornice di inizio '900.

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Dipinto San Giuseppe e il Bambin Gesù
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Dipinto San Giuseppe e il Bambin Gesù

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Dipinto San Giuseppe e il Bambin Gesù

Olio su tela. San Giuseppe è rappresentato con in braccio il Bambin Gesù, e tiene con l'altra mano il bastone fiorito di un giglio sulla cima, simbolo della sua purezza. Restaurato e ritelato, è presentato in cornice antica riadattata.

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Dipinto Santa Maddalena penitente
ARARPI0262142
Dipinto Santa Maddalena penitente

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Dipinto Santa Maddalena penitente

Scuola fiamminga del XVII secolo. Olio su tavola. La santa penitente è riconoscibile per i suoi attributi, il vaso degli unguenti, il libro ed il teschio. In basso a sinistra firmato "V. D. Werff". Al retro timbro a ceralacca da esportazione del XIX secolo. Presenti spaccature longitudinali della tavola. Presentato in cornice dorata di fine '800

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Dipinto Bacco con Cane
ARARPI0257931
Dipinto Bacco con Cane

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Dipinto Bacco con Cane

Olio su tela. Protagonista centrale della scena è il dio Bacco, con il capo cinto da un serto di vite, parzialmente coperto da un drappo rosso, con una mano regge una lancia fiorita, con l'altra tiene alto un grappolo d'uva sopra le fauci spalancate di un cane selvatico, che giace sdraiato per terra davanti a lui, con un amorino che, seduto sulla sua pancia, gli tiene aperto il muso. Sullo sfondo un paesaggio tinto delle luci rossastre di un tramonto. Il dipinto risulta restaurato e ritelato a fine '800, e presentato in cornice dello stesso periodo.

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Dipinto Mosè salvato dalle Acque
ARARPI0258388
Dipinto Mosè salvato dalle Acque

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Dipinto Mosè salvato dalle Acque

Olio su tela. Il dipinto guarda all'opera analoga di Paolo Veronese (1528-1588), databile intorno al 1560-70 e oggi conservata al museo del Prado, della quale il nostro dipinto riprende la composizione delle figure, cambiando tutto lo sfondo e l'abbigliamento dei personaggi. L'opera del Veronese ebbe un tale successo da essere replicata dalla sua stessa bottega, con numerose varianti: la nostra opera deriva probabilmente da una di queste copie, replicata in epoca successiva. L' episodio raffigurato è narrato nel libro biblico dell'Esodo e racconta il ritrovamento del piccolo Mosè, lasciato dalla madre in una cesta lungo le rive del fiume Nilo, per salvarlo dalla strage dei figli di Israele perpetrata dal Faraone; la figlia del Faraone, recatasi al fiume con il suo seguito, lo trova e lo salva, adottandolo. Le figure della scena sono raffigurate in abiti settecenteschi, in particolare spicca per ricchezza e sontuosità l'abito della principessa; unico elemento esotico è la presenza di un servitore di colore nel seguito, mentre anche lo sfondo rimanda ad un paesaggio del nord -Europa, con una folta vegetazione boschiva. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice del XI secolo.

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