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Scultura in Bronzo di Gino Masciarelli
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Scultura in Bronzo di Gino Masciarelli

Volo d'Anatre

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Scultura in Bronzo di Gino Masciarelli

Volo d'Anatre

Scultura in bronzo. Firma incussa sulla base. Gino Masciarelli, scultore d'origine abruzzese ma che ha vissuto nel milanese, dopo aver lavorato anche presso il Centro Sperimentale di Ricerca Scientifica “F. Marinotti” in Lombardia, occupandosi di ripresa cinematografica ad alta frequenza, imparò a cogliere in molte sue opere l'instabilità dei corpi in movimento e la dissoluzione della materia nello spazio. Nelle sculture "Gruppi umani" e "Voli " - alla cui serie appartiene l'opera qui presentata-, si può osservare il dinamismo del volo quasi fosse una sequenza fotografica. Ha detto lo stesso artista :" “Solo 8 secondi impressionavano 300 metri di pellicola, lo scopo era rallentare quello che l'occhio umano non può vedere, volevo catturare il movimento e la proiezione di questi secondi durava un paio d'ore” .

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Dipinto di Bruno Saetti
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Dipinto di Bruno Saetti

Paesaggio con Sole

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Dipinto di Bruno Saetti

Paesaggio con Sole

Affresco su tela. Firmato in basso a destra. Al retro ulteriore firma e tecnica. Collocata nel naturalismo informale emiliano, la pittura di Bruno Saetti si distingue per un significativo amore per la materia pittorica, ricca e consistente, pastosa e fermentante, ma altresì aperta alle modulazioni della vibrazione luminosa. Ricca la sua serie di "affreschi" con il Sole soggetto dominante, come in quest' opera, che presenta un grande sole luminoso che splende su uno sfondo rosso mattone, sopra un paesaggio indefinito, ove si riconosce solo una basilica in alto a destra. Se l' origine emiliana di Saetti è evidente nelle intonazioni calde dei rossi-mattone e nel gusto tutto peculiare della materia (il prediletto affresco), è d'altra parte riconoscibile la contaminazione veneta (Saetti visse a lungo a Venezia) nel suo indugio sul colore, sulle sue vibrazioni luminose, sul sentimento di attonito stupore dello spazio. L'opera è presentata in cornice.

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Disegno di Emanuele Luzzati
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Disegno di Emanuele Luzzati

Odalisca 1988

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Disegno di Emanuele Luzzati

Odalisca 1988

Pastelli e collage su carta. In basso a destra presenti la firma e il nome del personaggio. Al retro è presente etichetta della Galleria d'arte Il Vicolo di Milano. Straordinaria è stata l'eclettica attività di Emanuele Luzzati, illustratore, scenografo, costumista, decoratore, maestro in ogni arte applicata; è stato anche due volte candidato al Premio Oscar per due film di animazione. Interprete di una cultura figurativa abile e colta, capace di usare con maestria ogni sorta di materiale (dalla terracotta allo smalto, dall'intreccio di lane per arazzi all'incisione su supporti diversi, ai collage di carte e tessuti composti) per costruire bozzetti di scene, di costumi, di allestimenti navali, grazie alla ricchezza del suo mondo fantastico, all'immediatezza ed espressività del suo stile personalissimo, Luzzati è stato uno degli artisti più amati e ammirati del nostro tempo. Il bozzetto è presentato in cornice.

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Dipinto di Mario Previ
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Dipinto di Mario Previ

Il Taglialegna 1980

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Dipinto di Mario Previ

Il Taglialegna 1980

Olio su vetro. In basso a sinistra presenti la firma e la data, accompagnate dal simbolo dell'artista, la figurina stilizzata di un uomo in carrozzina. E' un'opera su vetro del pittore Mario Previ, che dall'età di diciotto anni vive e dipinge su una carrozzina, per una tetraplegia conseguente ad un tuffo nel suo Taro. Ha detto di sè :" Il mondo, il passare del tempo, da questo punto di vista (la sedia a rotelle) insegnano tante cose. Impari a svegliarti ogni mattina con uno scopo, anche se il tuo corpo è dolente, se ogni gesto genera sofferenza e dipendi dagli altri e mollare potrebbe essere una soluzione facile. E invece, l'arte, la pittura, insieme alla serenità del mio mondo, degli amici, mi danno un'energia incredibile. Mi hanno salvato, dandomi la forza di vivere". Nel 1974, tre anni dopo l'incidente, ispirato da una trasmissione televisiva sui pittori naif jugoslavi, in particolare dalle opere su vetro di Mijo Kovacic, Previ inizia a dipingere e ad imparare l'arte della pittura su vetro da autodidatta, fino ad arrivare a farsi conoscere ed apprezzare per i suoi dipinti. Nei suoi naif Mario Previ racconta una realtà ormai quasi scomparsa, storie reali se pur in tono fiabesco, fa rivivere tradizioni perdute, spaccati di vita appartenuta ad altre generazioni, quelle della civiltà contadina (da cui peraltro lui proviene), ma ciò che più emerge dalle sue visioni sono le “forë”, quelle che si potevano ascoltare un tempo nei “firossi”, le serate tradizionali delle frazioni del parmense dedicate al ritrovarsi per raccontare aneddoti, racconti e curiosità storiche, spesso di fronte al fuoco del caminetto, quando fuori c'era freddo e nevicava. L'opera è presentata in cornice.

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Dipinto naif di Mario Previ
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Dipinto naif di Mario Previ

Il falò sotto la nevicata, 1979

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Dipinto naif di Mario Previ

Il falò sotto la nevicata, 1979

Olio su vetro. In basso a destra presenti la firma e la data, accompagnate dal simbolo dell'artista, la figurina stilizzata di un uomo in carrozzina. E' un'opera su vetro del pittore Mario Previ, che dall'età di diciotto anni vive e dipinge su una carrozzina, per una tetraplegia conseguente ad un tuffo nel suo Taro. Ha detto di sè :" Il mondo, il passare del tempo, da questo punto di vista (la sedia a rotelle) insegnano tante cose. Impari a svegliarti ogni mattina con uno scopo, anche se il tuo corpo è dolente, se ogni gesto genera sofferenza e dipendi dagli altri e mollare potrebbe essere una soluzione facile. E invece, l'arte, la pittura, insieme alla serenità del mio mondo, degli amici, mi danno un'energia incredibile. Mi hanno salvato, dandomi la forza di vivere". Nel 1974, tre anni dopo l'incidente, ispirato da una trasmissione televisiva sui pittori naif jugoslavi, in particolare dalle opere su vetro di Mijo Kovacic, Previ inizia a dipingere e ad imparare l'arte della pittura su vetro da autodidatta, fino ad arrivare a farsi conoscere ed apprezzare per i suoi dipinti. Nei suoi naif Mario Previ racconta una realtà ormai quasi scomparsa, storie reali se pur in tono fiabesco, fa rivivere tradizioni perdute, spaccati di vita appartenuta ad altre generazioni, quelle della civiltà contadina (da cui peraltro lui proviene), ma ciò che più emerge dalle sue visioni sono le “forë”, quelle che si potevano ascoltare un tempo nei “firossi”, le serate tradizionali delle frazioni del parmense dedicate al ritrovarsi per raccontare aneddoti, racconti e curiosità storiche, spesso di fronte al fuoco del caminetto, quando fuori c'era freddo e nevicava. L'opera è presentata in cornice.

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Dipinto di Luca Caccioni 1991
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Dipinto di Luca Caccioni 1991

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Dipinto di Luca Caccioni 1991

Tecnica mista su carta. Al retro il timbro dell'artista con la firma, il titolo (non decifrato) e la data dell'opera. Caccioni, artista che è nato, si è formato e vive tuttora a Bologna, è uno dei protagonisti di una generazione che è giunta ormai ad una definitiva maturazione linguistica e occupa uno spazio di rilievo all'interno del panorama artistico contemporaneo. La sua ricerca utilizza principalmente materiali inconsueti come gli acetati, il pvc e, più recentemente, fondali scenici di opere teatrali dell'Ottocento, sui quali interviene dipingendo forme tratte da una memoria personale e dalle suggestioni provenienti da culture e periodi storici diversi. Elemento ricorrente nell'opera di Luca Caccioni è la scrittura, segno autosignificante che disegna l'opera ed è capace di raccontare pensieri; lavorando per sovrapposizione, le immagini sono costruite per addizione o sottrazione del colore sui vari supporti. Opera in cornice.

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Dipinto di Luca Caccioni
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Dipinto di Luca Caccioni

Studio 1992

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Dipinto di Luca Caccioni

Studio 1992

Tecnica mista su carta. Firmato e datato in basso, con titolo. Al retro il timbro dell'artista con la firma, il titolo e la data dell'opera. Caccioni, artista che è nato, si è formato e vive tuttora a Bologna, è uno dei protagonisti di una generazione che è giunta ormai ad una definitiva maturazione linguistica e occupa uno spazio di rilievo all'interno del panorama artistico contemporaneo. La sua ricerca utilizza principalmente materiali inconsueti come gli acetati, il pvc e, più recentemente, fondali scenici di opere teatrali dell'Ottocento, sui quali interviene dipingendo forme tratte da una memoria personale e dalle suggestioni provenienti da culture e periodi storici diversi. Elemento ricorrente nell'opera di Luca Caccioni è la scrittura, segno autosignificante che disegna l'opera ed è capace di raccontare pensieri; lavorando per sovrapposizione, le immagini sono costruite per addizione o sottrazione del colore sui vari supporti. Operqa in cornice.

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Disegno di Claudio Bravo Camus
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Disegno di Claudio Bravo Camus

Chiquito Futbolista de Tanger 1982

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Disegno di Claudio Bravo Camus

Chiquito Futbolista de Tanger 1982

Sanguigna su carta. Firmato e datato in cifre romane in basso a destra. In alto a destra il titolo. Claudio Bravo Camus è stato un pittore cileno affermatosi soprattutto per le composizioni (in particolare i pacchi) e i ritratti iperrealistici, tra cui quelli di eminenti personaggi politici. Considerato a tutta ragione uno dei più grandi maestri dell'iperrealismo, Claudio Bravo ha rincorso nella pittura la fotografia, ma partendo sempre dall'osservazione diretta degli oggetti stessi: "Gli occhi vedono molto più della fotocamera: mezzi toni, ombre, cambiamenti minuti di colore e luci", ha dichiarato. Il ritratto qui presentato, quello di un noto giocatore di calcio marocchino, emana un realismo minuzioso e mimetico, in particolare nello guardo dell'uomo; è stato realizzato negli anni in cui l'artista visse a Tangeri, ove si era rifugiato per sfuggire alla dittatura franchista. E' presentato in cornice.

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Dipinto di Emilio Scanavino
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Dipinto di Emilio Scanavino

Senza Titolo 1971

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Dipinto di Emilio Scanavino

Senza Titolo 1971

Acrilico su cartone. Firmato in basso a destra. Accompagnato da Autentica su foto firmata dall'artista, con timbro della Galleria Bolzicco di Portogruaro (VE). Pubblicato su Catalogo generale edizioni Electa (vol.II, pag. 535, n. 230). Emilio Scanavino, pittore e scultore originario di Genova, dopo un inizio figurativo diede alla sua pittura caratteristiche postcubiste, con le forme che si stilizzarono progressivamente sino a dissolversi del tutto nei primi anni '50. Nel '54 nelle sue tele cominciò a comparire il nodo stilizzato, che divenne il suo segno caratteristico, caratterizzante tutta la sua produzione successiva. Nella produzione degli anni '70, a cui appartiene l'opera qui presentata, il "nodo" diventa perfettamente delineato e riconoscibile, declinato in inquietanti forme, talvolta minacciose e macchiate di rosso sangue. L'opera è presentata in cornice.

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Serigrafia di Alberto Burri
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Serigrafia di Alberto Burri

Sestante 14 1989

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Serigrafia di Alberto Burri

Sestante 14 1989

Serigrafia a colori su carta. Firmata a matita in basso a destra, numerata n. IV/XV in basso a sinistra. E' corredata di autentica su foto della Casa d'arte "Il borghetto" di Milano. L'opera era parte della serie "Sestante", costituita da 16 serigrafie differenti. Nel 1982 Alberto Burri realizza Sestante, un grande ciclo di diciassette cellotex e una scultura in ferro, che viene esposto da maggio a settembre dell'anno seguente nello spazio degli ex Cantieri navali della Giudecca a Venezia. L'evocazione del vecchio strumento nautico, che serviva ai viaggiatori per stabilire la posizione di un punto dato rispetto all'orizzonte, è un omaggio al destino marittimo di Venezia. I dipinti sono l'ennesima sfida di Burri: nelle loro combinazioni le forme e i colori del "sestante" creano un ciclo inesauribile dove non c'è la minima ripetizione. All'interno dello stesso quadro, o nell'accostamento di uno all'altro, il caleidoscopio delle forme fa sì che strutture quadrate e curvilinee convivano, insieme ad ampie campiture cromatiche e fitti patterns visivi. Nel 1989 l'artista ripropone il ciclo come opera grafica, realizzando la serie "Sestante". Lo storico dell'arte Bruno Corà ha detto che "nel caso di Burri, parlare di grafica non significa parlare di una produzione minore rispetto ai dipinti, ma soltanto di una modalità artistica diversa e parallela, nella concezione e nell'esecuzione, tale insomma da potersi annoverare con assoluto rilievo nella produzione del grande pittore, a fianco di tutti gli altri suoi rivoluzionari pronunciamenti innovativi". L'opera è presentata in cornice.

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Composizione a tecnica mista di Milvia Maglione
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Composizione a tecnica mista di Milvia Maglione

Senza Titolo 1961

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Composizione a tecnica mista di Milvia Maglione

Senza Titolo 1961

Tecnica mista su carta e cartone. Firmato e datato '61 in alto a destra. La composizione - perchè tali sono i lavori dell'artista originaria di Bari ma vissuta a Parigi- , presenta alcuni oggetti provenienti dal mondo del giocattolo (le due bottigliette in plastica) assemblati insieme a chiodi, scotch dipinto, carta oleata, passamaneria, su una base di carta e cartone, a creare un paesaggio immaginifico, una sorta di scenografia per un mondo infantile. L'operaè presentata in cornice..

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Charles Moody (1979)
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Charles Moody (1979)

Olio su compensato

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Charles Moody (1979)

Olio su compensato

Charles Moody (1979), olio su compensato. Firmato al retro. L'opera è stata esposta alla personale dell'artista "Borderland" presso la Galleria Corso Venezia Otto a Milano, come dimostra il cartiglio cartaceo al retro. Charles Moody si laurea nel 2003 all'Art Institute of Boston e, dopo tre anni vissuti a Milano, sceglie di vivere a New York. Nella sua arte l'attenzione è rivolta al processo (arte concettuale, process art) più che al contenuto dell'immagine ed è in questo scarto che la pittura si esprime al meglio. Un'arte che nasce dall'approvazione di immagini televisive (quasi mai cinematografiche) ed in particolare da popolari soap opera. Il lavoro di Moody va oltre l'immagine mediale di massa personalizzando la scelta su immagini particolari che, ai suoi occhi, offrono una potenzialità narrativa; sono immagini di transizione, momenti di passaggio tra una scena e l'altra. L'artista si serve di una manualità pittorica ad olio per riprodurre la bassa qualità dell'immagine televisiva esaltando l'effetto "blurring", di sfocatura. Ci troviamo di fronte ad una perdita della dimensione spaziale, in una temporalità confusa-diffusa-impalpabile in cui si fa fatica a riconoscere i confini (appunto "Borderland"). In queste distorsioni percettive, in cui il tempo si dilata si espande, ogni quadro rappresenta un "punto di indiscernibilità" all'interno del quale il riconoscimento dell'oggetto rappresentato passa in secondo piano. Il tempo di Moody non è né cronaca né storia ma sospensione. (Da "Charles Moody, Borderland", a cura di Gianni Romano, catalogo della mostra, CorsoVeneziaOtto, novembre-dicembre 2009)

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Dipinto di Riccardo Licata
ARARCO0222534
Dipinto di Riccardo Licata

Senza titolo 1998

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Dipinto di Riccardo Licata

Senza titolo 1998

Olio su tela. Firmato e datato in basso a destra. Riccardo Licata, artista eclettico che si è dedicato alla pittura, all'incisione, al mosaico, alla scultura ed anche alla scenografia, ha attraversato diverse fasi di ricerca artistica ed ha saputo coniugare l'astrazione con una profonda ricerca di ritmi spaziali scanditi da segni. La sua scrittura grafico-pittorica, ispirata alla musica, ha conferito un'identità unica alle sue opere, che si distinguono per l'uso sapiente dei simboli e dei tratti grafici. L'opera è presentata in cornice.

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Dipinto di Gabriella Benedini
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Dipinto di Gabriella Benedini

Composizione a quattro pannelli, 1978

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Dipinto di Gabriella Benedini

Composizione a quattro pannelli, 1978

Tecnica mista su tela applicata a pannelli lignei, che propongono una sequenza. In basso a destra la sigla dell'artista GB e la numerazione dei pannelli; al verso di ciascun pannello è presente la firma per esteso, con la data e i seguenti titoli sequenziali: "By Bosch", "Declinazione di una civetta", Trascrizione" e "Scomparsa per civetteria". Gabriella Benedini ha definito la sua figura d'artista come "un nomade alla ricerca del senso profondo delle cose". Anche se attratta e interessata dalla pittura astratto-informale prima, dal Realismo Esistenziale e dalla Nuova Figurazione poi, Gabriella Benedini procede per una ricerca strettamente personale non assimilabile ad alcuna corrente specifica. Tutti gli anni Settanta sono segnati prevalentemente da opere pittoriche che sono il riflesso di spunti letterari filtrati dal suo bisogno di crescita e di confronto. Attraverso poi la sua passione per l'Alchimia, la Benedini comincia a trasformare in opere d'arte qualsiasi cosa le capiti sottomano; conchiglie, pagine di vecchi libri, flaconi, tutto si combina in un insieme armonioso che ricorda gli spazi. I suoi lavori diventano perciò soprattutto tridimensionali, o da appendere a parete, oppure sono sculture, anche di grandi dimensioni. I quattro pannelli sono qui presentati in cornice unica.

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Nikas Safronov
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Nikas Safronov

San Giorgio 1992

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Nikas Safronov

San Giorgio 1992

Olio su tavola. Firmato in basso a destra. Al retro in cirillico presenti il titolo, la data e la localizzazione a Bergamo. L'artista lituano, che attualmente vive e lavora tra Mosca, l'Italia e il Regno Unito, è considerato uno dei più importanti artisti russi contemporanei. Nella sua ampia produzione si trovano paesaggi, nature morte, molti ritratti di personaggi famosi e le sue composizioni surreali, espressione di una sua peculiare "visione onirica" della realtà. Anche in questa tavola, seppur nello stile delle icone tradizionali, viene proposta la raffigurazione del famoso San Giorgio in una chiave surreale che rimanda a De Chirico, ove al drago viene sostituito un'oca, la testa del santo è un uovo, di contorno vi sono figure di maghe..... un'interpretazione chiaramente poco ortodossa! La tavola presenta una fenditura verticale. L'opera è presentata in cornice.

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Dipinto di Paolo Baratella
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Dipinto di Paolo Baratella

Platone e Aristotele

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Dipinto di Paolo Baratella

Platone e Aristotele

Tecnica mista su tela. Al verso presenti firma, titolo, data e dedica. Paolo Baratella, artista ferrarese recentemente scomparso, ha sviluppato la sua arte componendo vasti cicli pittorici ispirati a soggetti contemporanei; di lui si hanno pertanto delle serie di opere riunite sotto titoli significativi. Dalla fmetà degli anni '80 e negli anni Duemila, i suoi apparati scenografici si arricchiscono maggiormente di riferimenti iconografici culturali, pittorici e letterali. In particolare Baratella si rivolge con maggiore attenzione all`iconografia dell`arte, della filosofia e della storia. In quest'opera l'artista presenta i ritratti dei due sommi filosofi greci (presi dalle loro raffigurazioni tradizionali classiche) e li sfuma in una cornice di colori rosa-azzurro. Le due singole tele sono affiancate all'interno di una cornice in legno lavorato, sui cui due traversi orizzontali sono incise le parole "Timeo" opera scritta da Platone, e "Etica" tema ricorrente della filosofia aristotelica.

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Scultura di Guido Lodigiani
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Scultura di Guido Lodigiani

Figura femminile 1993

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Scultura di Guido Lodigiani

Figura femminile 1993

Scultura in bronzo policromo su base di pietra. Firma e data sulla base. Guido Lodigiani, scultore milanese tutt'ora attivo, e appassionato docente all'Accademia di Brera, ha detto della sua arte: "Ritengo che l'artista sia chiamato a mostrare la radice dell'esperienza umana e per questa via a emozionare ancora". E radice dell'esistenza, suo ventre, è la donna, che Lodigiani considera la Donna dell'Annuncio, espressione della tensione inquieta e intima al mistero della creazione. La scultura di Lodigiani estrae la forma, come da un grembo materno, partendo da un nucleo originario della materia in cui scava vuoti e tensioni, Questa tensione plastica è ben espressa in questa figura femminile nuda, seduta ma ritorta , come se fosse appena uscita dalla materia indistinta e si tendesse verso l'alto, verso la vita, verso la luce.

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Scultura di Marco Cornini
ARARCO0218910
Scultura di Marco Cornini

Ragazza in poltrona

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Scultura di Marco Cornini

Ragazza in poltrona

Scultura in terracotta. Firmata in basso a destra. Marco Cornini, artista milanese formatosi all'Accademia di Brera, lavora prevalentemente con la terracotta, con cui realizza figure umane, sia maschili che femminili, uomini e donne, o meglio ancora ragazzi e ragazze più o meno della sua stessa generazione, in momenti della loro intimità, spesso di coppia ma anche individuale, con valenze sentimentali, erotiche, passionali. Qui è proposta una donna nuda seduta in poltrona in una stanza, in atteggiamento di intimistica disperazione.

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Scultura  a Bassorilievo di Achille Guzzardella
ARARCO0218803
Scultura a Bassorilievo di Achille Guzzardella

Civetta 1994

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Scultura a Bassorilievo di Achille Guzzardella

Civetta 1994

Bassorilievo in bronzo. Firmato in basso a sinistra, sigla AG in alto a destra. Al retro della tavoletta di supporto, presenti con il nome, il titolo e la data dell'opera. Achille Guzzardella, pittore scultore milanese, si è affermato in particolare per i suoi ritratti scultorei di noti personaggi del modo dell'arte italiana. Tra gli altri quello di Vittorio Sgarbi, che lo ha definito :”Il combattente della creta”e anche“…Achille che dipinge con l'anima…” Eclettico e raffinato, ha realizzato anche altri soggetti, utilizzando tecniche differenti. Onirico nella pittura ad olio e sempre vicino all'uomo nella sua opera scultorea, Guzzardella affascina gli appassionati d'arte per la sua concretezza espressa con la sua ricerca formale personale.

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Disegno a Biro di Mario Tozzi
ARARNO0209515
Disegno a Biro di Mario Tozzi

Figura in Riposo 1969

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Disegno a Biro di Mario Tozzi

Figura in Riposo 1969

Biro su carta. Firmato in basso a destra. Corredato di autentica su foto dell' Archivio Mario Tozzi. Nell'ampia produzione del maestro Tozzi si trovano molti disegni, come questo qui presentato, eseguiti con tecniche diverse (inchiostro, pastello, matita, sanguigna), dedicati alla figura umana: nel suo stile asciutto e stilizzato, Mario Tozzi tratteggia figurine stilizzate, raffinate nella loro geometria silenziosa e discreta, favorita dall'assenza del colore, che fa risaltare le forme sulla carta bianca Anche nella produzione pittorica i soggetti preferiti di Mario Tozzi sono, classicamente, le figure e le nature morte, ma sia le figure che le nature morte sono un insieme di elementi geometrici solidi, la sfera, il cilindro, il cono, etc. I corpi sono elementari, essenziali nelle linee e nei particolari, possenti, statuari, composti da solidi appena modellati, mentre le nature morte sono una celebrazione della geometria euclidea come le brocche, le ciotole, i fiaschi che sono paradigmi di volumetria e di rigore geometrico. Le composizioni di Mario Tozzi risentono del Cubismo per certi tagli, della Metafisica per certi inserimenti architettonici e dell'Astrattismo per l'inserimento di figure geometriche. L' opera è presentata in cornice.

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