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Il dio di carta
Dario Biagi
Avagliano
Erich Linder (Leopoli 1924 -Milano 1983) è stato il più potente agente letterario italiano ed europeo del dopoguerra e, con ogni probabilità, il più grande agente letterario di sempre. Per oltre trent'anni, a capo dell'Ali, Agenzia letteraria internazionale, ha dominato il mercato editoriale arrivando a gestire diecimila autori: i più importanti del mondo, da Brecht a Thomas Mann, da Salinger a Roth, e i più importanti in Italia, star del giornalismo comprese. Partito dal nulla diventò arbitro assoluto del mercato dei bestseller, tanto da guadagnarsi il soprannome di Metternich dell'editoria. Ebreo polacco, ma austriaco per formazione e cittadinanza, tanto duro e determinato nel lavoro quanto generoso e vulnerabile negli affetti privati, Linder si stabilì negli anni Trenta a Milano, dove mise a frutto le sue straordinarie doti linguistiche (padroneggiava quattro, cinque lingue) traducendo vari romanzi. Partecipò all'avventura delle Nuove Edizioni Ivrea, la casa editrice fondata da Adriano Olivetti. E poi, dopo rocambolesche peripezie per sfuggire ai nazifascisti, entrò all'ufficio estero della Bompiani. Questa biografia, basata su materiali assolutamente inediti (carteggi, archivi, testimonianze), ricostruisce per la prima volta il lavoro del traduttore e promotore culturale, le romanzesche vicissitudini del periodo bellico e i rapporti d'odio e d'amore intercorsi tra Linder e i maggiori scrittori ed editori italiani: Arbasino e Calvino, Feltrinelli e Garzanti.