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I trentasei stratagemmi
Giorgio Casacchia
Guida editori
Nel 1941, in una libreria di Binzhou, nella provincia di Shaanxi, qualcuno scoprì un testo sconosciuto intitolato I trentasei stratagemmi. Antico capolavoro del pensiero cinese, il libro, che risale probabilmente alla fine dell'epoca Ming (1368-1644), ha avuto da allora una storia controversa. Proibito da Mao Zedong e ripubblicato solo dopo la sua morte, il testo è diventato, a partire dal 1977, un vero e proprio bestseller nelle librerie di Taiwan e Hong Kong, dove circola come manuale d'affari e come libro per l'insegnamento dell'arte della vita. In una cultura dove il predominio del concetto di armonia si rispecchia nello stesso nome dell'antica Cina (Zhong guo, lo Stato di Mezzo), I trentasei stratagemmi insegnano la Via dell'inganno opposta alla Retta Via di Confucio. Essi completano l'antica idea di un universo armonioso con una filosofia del conflitto che non rompe l'equilibrio generale del mondo. Chiunque si serva di stratagemmi, in amore, in guerra, negli affari, deve essere «tenero» e «mite» e, come l'acqua, adattarsi al le circostanze, colpire il nemico nei punti più deboli dove non c'è resistenza, e solo al momento propizio, usare infine le forze stesse del nemico per distruggerlo. Attraverso la Via dell'inganno, dove ogni manovra deve essere tenuta nascosta e segreta, l'arte cinese di vincere segna, in questo libro, anche il trionfo della giustizia, come il trionfo della forza Yang segue il culmine di quella Yin, e come la pace risulta dalla guerra e la Primavera nasce dall'Inverno. Il testo si apre con una breve introduzione intitolata Sei per sei: trentasei (o Sei volte sei: trentasei) ed è diviso in sei capitoli a loro volta suddivisi in sei sottocapitoli. I primi tre capitoli descrivono stratagemmi per situazioni favorevoli, gli ultimi tre descrivono stratagemmi per situazioni sfavorevoli. Ogni proverbio è seguito da un breve commento che descrive come il proverbio sia applicabile alle tattiche militari. I trentasei proverbi sono collegati a trentasei battaglie della storia e del folclore cinese, in prevalenza del Periodo degli stati combattenti e dei Tre Regni. La civiltà cinese aveva come fondamenti diversi valori fra loro collegati: Armonia, Equilibrio, Pace, Accordo e Unità. Stretta mente connessi all'ordine e alla sottomissione, essi erano invece opposti al conflitto, alla lotta, alla guerra, al disaccordo, alla ribellione e al caos. I primi venivano apprezzati, i secondi deprecati. Questi valori erano considerati basilari per l'individuo (come ritmo della mente, equilibrio di Energie - qi - che tempra il corpo e lo spirito, come misura di comportamento, ecc.), fondamentali per i rapporti all'interno della famiglia e del clan, per la società in generale e per il mondo composto di numerosi Stati. Anche i rapporti fra l'uomo e la Natura erano immaginati armoniosi e si fecero grandi sforzi per rivelare la Natura dell'Universo al fine di adattare l'attività umana ai suoi ritmi. L'Equilibrio e l'Armonia erano percepiti non solo come ideali umani, ma anche come princìpi dell'Universo, che, proprio per la loro natura cosmica, dovevano governare anche il mondo umano. Erano radicati nella visione dell'Universo percepito come un organismo governato dai princìpi eterni della Via (dao). Il mondo mutava e il Mutamento era il suo principio di base, come è evidenziato dal Classico dei Mutamenti. La sua era una evoluzione ciclica di perdita e riacquisizione di Armonia, la quale passa attraverso gli stadi di caos e di ordine, secondo l'alternata prevalenza delle forze Yin o Yang, partendo sempre da un equilibrio per raggiungerne uno nuovo.